lunedì 17 giugno 2013

Capitano tutte a me...



Anche quest'anno sono finite, finalmente, le lezioni scolastiche. 

L'ultimo giorno si è svolto rigorosamente con le attività didattiche fino all'ultimo secondo, senza alcun festeggiamento.  Ci avevamo provato, in passato. Concerti, torte, musica... Tutto finiva sempre nel solito modo. Bottiglie di bibite lanciate addosso, gavettoni d'acqua, sporcizia ovunque, con le bidelle disperate perchè non sapevano più da quale parte cominciare a pulire. Pur con il divieto delle feste, io  lasciavo ancora portare dei cd a scelta per ascoltarli tutti insieme,  ma ultimamente nemmeno questa concessione sembra funzionare, perchè i ragazzi tendono a boicottare  tutte le proposte. "Che schifo il tuo disco!"_ " E' piuttosto il tuo che è orribile!"_"Cambi prof, tolga  quell'orrore"!
Non c'è nemmeno una canzone che accontenti tutti. Decisamente i ragazzi di oggi non sanno fare festa .

Venerdì sono iniziati gli scritti per le classi terze. Al termine della prova d'Italiano una mia alunna cinese mi ha portato una chiavetta USB con dei filmati sul Capodanno cinese. "Potrà farli vedere il prossimo anno ai suoi alunni!"
In effetti quest'anno avevamo parlato delle caratteristiche della musica cinese e del teatro di Pechino e un filmato originale avrebbe anche potuto fare comodo.
Purtroppo mi sono dimenticata di scaricare la chiavetta e, il giorno dopo, approfittando del fatto che durante l'assistenza alla prova di matematica eravamo in tre, grazie alla presenza dell'insegnante di sostegno, sono andata un momento in sala insegnanti per copiare i filmati sulla mia chiavetta.
Ho provato a vederli, ma non sono riuscita ad aprirli. Nel nome contenevano, però, un indirizzo internet e ho provato a digitare quello. Sono finita in una pagina scritta interamente in cinese, con una serie di titoli. Ho cliccato sul primo e mi sono ritrovata in un videogame, con l'immagine di un uomo palestrato e seminudo. 

Essendo scritto in cinese, non si capiva quale fosse il pulsante play, ne'quello exit. Che fare? L' omaccione forzuto occhieggiava dal monitor. 

Immaginavo già la scena. Il presidente d'esame che entrava e trovava un'insegnante che, invece di essere in aula a sorvegliare i candidati, stava davanti ad un pc ad ammirare un cinese tutto muscoli e pochi vestiti. Che figura!

Ovviamente il tasto scelto non era "Exit" ( quando mai, trovandomi a scegliere tra due opportunità, mi è capitato di prendere quella giusta?) e il pc ha cominciato a macinare per portarmi nel videogame. Ho dovuto usare tutta la mia scienza per venire fuori da quel pasticcio. Finalmente, usando la combinazione Ctrl-alt-canc  e bloccando l'attività sono riuscita a eliminare il palestrato cinese dal pc della sala insegnanti e tornare in aula con i candidati.

Ma guarda un po' cosa mi doveva capitare!

domenica 2 giugno 2013

Concerto al Cottolengo



Ieri è terminata l'ennesima fatica scolastica. I miei tre colleghi di musica ed io abbiamo condotto cento dei nostri ragazzi (quattro classi) al Cottolengo, per eseguire un concerto a favore degli anziani ospiti della casa di riposo, molto debilitati ed ammalati, che tanto hanno bisogno di un momento di allegria e di una ventata di gioventù. Gli alunni hanno cantato e suonato con il flauto dolce, accompagnati da me alla tastiera elettronica e da due compagni con la chitarra acustica e le piccole percussioni, mentre i colleghi hanno diretto l'esecuzione, cercando di tenere tutti a tempo. Abbiamo eseguito dieci brani di un repertorio adeguato agli anziani, perché è quello della loro gioventù: "Ciliegi rosa, Il valzer della fisarmonica, La romanina, Bella ciao, Nel blu dipinto di blu"...e così via.



In effetti il repertorio è piaciuto e ai vecchietti sono scappate diverse lacrime di commozione. Un'anziana ha anche accennato a qualche passo di danza, accompagnata da una suora e da alcuni ragazzi.

 Purtroppo, i più erano sulla sedia a rotelle, incapaci di esprimersi pienamente e non sono nemmeno riusciti a indicare le preferenze per i bis finali, scelti poi dalle suore e da alcune mie colleghe intervenute all'avvenimento.



 Mi ha fatto particolarmente piacere la presenza di suor Ernestina, una pimpante missionaria ora in Italia, ospite di una nipote mia collega, ma che svolge abitualmente la sua opera umanitaria in Tanzania. Sull'onda del nostro concerto, che comprendeva anche un brano in piemontese, mi ha chiesto di trovarle alcune canzoni nel nostro dialetto da portare con sé in Tanzania, cosa che ho fatto ben volentieri mandandole gli mp3 via e.mail.  Anche se la vita la porta lontano, anche se il compito svolto in quel mondo così diverso dal nostro le riempie l'anima di gioia, comprendo che una piccola parte del suo cuore abbia ancora bisogno di sentirsi legato alla sue  radici e possa far piacere sentire ogni tanto una canzone nella lingua della propria Terra natia.


Mi ha colpito anche il signor Franco, un arzillo novantenne, ex sergente maggiore dell'aviazione, che l'anno scorso aveva camminato a passo di marcia col suo bastone dritto in aria e ci aveva cantato con grande enfasi "O sole mio". Quest'anno l'ho ritrovato sulla sedia a rotelle e con l'ossigeno. Poverino, penso che avrebbe pagato qualsiasi cosa per cantare ancora con noi!
Il signor Franco, l'anno scorso, mentre camminava al ritmo di una marcia militare

Anch'io non ho più lo stesso entusiasmo di un tempo  (sono più di vent'anni che suono nelle case di riposo). Fino a qualche anno fa era un evento seguito con grande interesse dai miei genitori, soprattutto da mio padre. Finché è stato in salute, veniva anche lui a sentire il concerto, in seguito, se lo faceva registrare e teneva da parte tutte le cassette, ascoltandole di quando in quando. Partecipava anche alla scelta dei brani. Ogni anno mi chiedeva: "Hai preparato qualche canzone nuova?" Poi mi chiedeva di fargliela sentire, anzi, a volte mi faceva suonare tutto il repertorio in anteprima, sedendosi accanto al pianoforte per ascoltare con attenzione.

Ancora adesso mi viene in mente di prendere la cassetta per la registrazione, dandomi subito dopo della stupida, perché ormai non c'è più nessuno che possa ascoltarla.

Dovrò abituarmi, alla fine. Niente resta uguale, così come al Cottolengo, ogni anno, capita di non ritrovare più questo o quel vecchietto al quale mi ero affezionata.

In ogni caso, questa è un' esperienza che colpisce sempre profondamente i ragazzi, perchè trasmettere allegria e calore a coloro che soffrono e che vivono in solitudine fa bene non soltanto a chi riceve, ma soprattutto a chi dona.


nb.  le fotografie si riferiscono all'anno scorso, perchè quelle nuove non mi sono ancora arrivate