venerdì 15 luglio 2016

Storia vera di una grande Amicizia


Tutto iniziò in prima media, primo banco a destra. Ale era lì perché grandemente interessato alla lezione, Mauri era stato messo lì dall’insegnante affinché non chiacchierasse troppo.

Quella mattina a Mauri cadde una cartuccia d’inchiostro sul pavimento e una  grossa macchia blu iniziò a spargersi intorno al banco. Ale, senza pensarci troppo, gli prese la cancellina nuova e pulì il pavimento, un gesto che a Mauri parve di immotivata crudeltà.

La cancellina non fu mai più la stessa e il ragazzo, quel giorno, sentì di odiare quel compagno, tanto intelligente e perfetto ma, apparentemente, poco sensibile. Ale però non era un “secchione”, uno che sta sempre sui libri e non si interessa del prossimo. Ale aveva un super cervello, ma anche un grande cuore e, probabilmente, capi che quel compagno un po’ timido e ombroso avrebbe potuto diventare un buon amico. Pian piano i due ragazzi iniziarono a frequentarsi e a conoscersi, apprezzando quelle caratteristiche che li rendevano tanto  diversi, ma complementari l’uno all’altro. 


Alle superiori arrivò il periodo insurrezionalista dello skate: capelli lunghi, pantaloni larghi, trick…(salti) Fu proprio in quel periodo di costante anarchia che la loro amicizia si rafforzò e consolidò..

Mauri si distorse 3 volte le caviglie, ricevette 3 punti sul mignolo della mano sinistra, 3 punti sul ginocchio destro e si ruppe un polso. Ale fu un po’ più fortunato: due distorsioni alla caviglia, 3 punti sul polso destro e svariati traumi ed ematomi.

Nonostante ciò, per entrambi  fu un periodo meraviglioso.


Poi conobbero due ragazzine quindicenni e iniziò il periodo del primo amore, con le gioie e i tormenti tipici dell’adolescenza. Festeggiarono insieme i diciotto anni e, quando Mauri prese la patente, fu Ale il suo primo passeggero. La mamma di Mauri li vide arrivare insieme e non ebbe il tempo di chiedere: “Com’è andato l’esame?” perché Ale era già sceso dal motorino e salito in macchina. Vedere la propria auto allontanarsi senza di lei le fece un certo effetto. Prese atto, non senza un po’ d’apprensione, che i ragazzi stavano diventando grandi.


Venne il periodo dell’università e i due giovani andarono vivere insieme ad altri due studenti in un alloggio a Torino. Per Ale ogni esame era un trenta e lode, ma anche Mauri si era messo finalmente a studiare con impegno e aveva i suoi buoni risultati. 


Finita l’università iniziò il periodo del distacco. Ale venne ammesso ad un dottorato di ricerca nella prestigiosa università di Cambridge, Mauri iniziò a lavorare in Italia, tra alti e bassi, illusioni e delusioni, come succede a tanti giovani di oggi.

I due ragazzi fecero nuove conoscenze, ebbero nuovi amici, nuove esperienze. Mauri iniziò ad interessarsi alle palestre di roccia, si appassionò di fotografia, andò a studiare inglese a Londra e a Belfast, svolse un sacco di lavori diversi: venditore di strumenti musicali e  di articoli sportivi, fotografo, barman, impiegato commerciale nel back office …  Ale studiava le cellule staminali, scriveva pubblicazioni e … incontrava Elisa.

D’estate Ale ed Elisa tornavano in Italia e, insieme ad un gruppo di altri amici, iniziò il periodo delle vacanze “dure”: lunghe camminate in montagna con pesanti zaini sulle spalle, bivacchi in luoghi solitari in compagnia di cavalli , volpi e marmotte, sveglie all’alba, docce sotto fredde cascate naturali e bagni in laghetti ghiacciati, ma anche tante risate, complicità, scherzi, mentre Mauri cominciava a scattare  le prime fotografie della coppia: momenti di tenerezza, gioia, sguardi innamorati, abbracci. 



Sono passati diciotto anni dal giorno di prima media in cui cadde la cartuccia d’inchiostro.  La vita, con le sue esperienze, la lontananza, le nuove conoscenze, può separare ma, quando l'amicizia è vera e grande, niente la può distruggere.

Il 10 luglio 2016 Ale ha sposato Elisa e Mauri è stato il suo testimone. Due giorni dopo, con il permesso della neo-sposa, ha avuto una giornata intera da trascorrere con il suo più grande amico. Un giorno intero in montagna, a provare emozioni forti sulla via ferrata del Tenda e a raccontarsi tante cose, proprio come ai meravigliosi tempi del liceo e dello skateboard. 


Ora Ale è partito nuovamente per Londra, in seguito ci sarà il viaggio di nozze e poi ancora un nuovo lavoro come ricercatore in America. La vita allontana sempre di più i due amici, ma non potrà mai separarli del tutto, perché l’amicizia vera non conosce tempi e distanze.


Maurizio è mio figlio. Alessandro il suo più grande amico, ed io sono molto felice di poter raccontare questa bellissima storia.


Tanti Auguri Alessandro e Elisa, che la Vita vi sia generosa e che i vostri sogni possano realizzarsi!


giovedì 7 luglio 2016

L'amore più grande



Ricordo i tempi del Conservatorio, dai quattordici ai ventuno anni e la mia inseparabile compagna di banco Paola, prima ai corsi di teoria e solfeggio, poi a quelli di Storia della musica e Armonia.  Ripassavamo insieme il solfeggio e le regole musicali, controllavamo gli accordi di armonia, scherzavamo, facevamo “le vasche”, cioè le passeggiate sotto ai portici di Cuneo in attesa che arrivasse il mio treno per tornare a casa. Erano anni spensierati, pur con i problemi dell’adolescenza, e avevamo tanti sogni.

Come spesso succede, terminati gli studi finimmo con non incontrarci più. Io iniziai a lavorare nella mia città, lontana circa cinquanta chilometri, lei continuò il suo percorso di studi e di vita a Cuneo. Sono pochi cinquanta chilometri ma, a volte, bastano per perdersi di vista, anche se nel cuore il ricordo è rimasto.

Si parla spesso male dei social network ma, in fondo, se usati nel modo giusto, possono essere utili e, qualche anno fa, dopo un periodo lunghissimo, proprio attraverso Facebook ho ritrovato Paola. Sono stata io a cercarla, perché in questi anni l’avevo pensata spesso, non avendo mai dimenticato la mia compagna di banco!

La ragazzina spensierata, la promettente pianista vincitrice di tanti concorsi nazionali e internazionali, si era trasformata in una donna segnata da tante sofferenze: la malattia e la morte dei genitori, per esempio e, soprattutto, la presenza nella sua vita di un figlio cerebroleso. Per quel figlio Paola ha fatto il possibile e l’impossibile, lottando come una leonessa  e forse di più per rendergli la vita meno difficile e più simile a quella di ogni ragazzo della sua età. Il giovane, che ora ha venticinque anni, non parla e vive sulla sedia a rotelle ma, attraverso marchingegni vari che lo sostengono e sorreggono, o tramite l’aiuto di volontari, riesce a camminare, a pedalare su un apposito triciclo- bicicletta, a scivolare sulla neve con il bob, a nuotare in piscina nel ciambellone, a cavalcare,  ad esprimersi attraverso un particolare programma informatico e, con le mani e i colori, ha pure dipinto un sacco di bellissimi e coloratissimi quadri che ha esposto in una mostra!
Ogni anno vola a Philadelphia per seguire un programma sperimentale ed è un  ragazzo che esprime felicità da tutti i pori. Come ride di gusto, attorniato da tante belle ragazze, o mentre pratica sport, o quando è vicino alla sua mamma!Oltretutto, ha un viso bellissimo.

Quanta fatica, quanto dolore, quanto impegno, quanto coraggio ha però impiegato questa meravigliosa, stupenda mamma, per ottenere così tanti, sudatissimi progressi!

Oggi ha scritto un post che mi ha veramente toccata:



"F. dorme in camera sua da quando aveva 2 mesi, ed è abituato a dormire sul pavimento. Ma, quando siamo in giro, dorme nel lettone tra me ed il muro, per non rischiare di cadere. Io ho l'abitudine di leggere fino a tardi, ma quando mi addormento, gli prendo la mano. Mi piace come lui, nel sonno, la apre ed afferra la mia con molta delicatezza, contrariamente alla spasticita' che lo attanaglia da sveglio. A volte ci svegliamo ancora così, e questa immagine null'altro rappresenta se non..la nostra vita. .."

Mi ha fatto venire in mente mia madre, negli ultimi tempi della malattia. Anche lei aveva movimenti spastici, che sparivano nel sonno, e anche lei mi prendeva la mano, soprattutto quando la imboccavo per mangiare. In quei momenti, vedendola così tranquilla e affettuosa, anche se non se ne rendeva conto, cercavo di illudermi che tutto fosse a posto e lei fosse la stessa di sempre. Quel tocco mi trasmetteva pace e calore, ed era una sensazione dolcissima.

Ecco, le mani di Paola e suo figlio, teneramente allacciate, sono l’immagine di tutti i sentimenti più profondi dell’animo umano: Tenerezza, Orgoglio, Coraggio, Speranza, Determinazione ma, soprattutto, AMORE.  


Se volete conoscere il vero emblema dell’Amore, non avete che da guardare le loro mani. Parlano da sole!