domenica 7 maggio 2017

Quel burlone di papà...



Qualche giorno fa, una collega che legge il mio blog mi ha fatto notare come la mia “vena narrativa” si sia un po’ sbiadita da quando ho perso mio padre. 


In effetti credo che sia proprio stato lui la mia fonte d’ispirazione, fin dall’inizio di questa avventura nel mondo blog.  Era lui che, per tutta la vita, aveva amato raccontare il suo passato. Era lui la memoria storica della nostra famiglia.  Non parliamo poi di tutte le fiabe che mi narrava quand’ero bambina e che inventava “ a braccio”, facendomi ridere a crepapelle. Ah come vorrei poterne ricordare una! 


Aveva avuto un’infanzia molto infelice. Sua madre era morta quando aveva appena otto anni e, tre anni dopo, aveva perso l’unico fratello maggiore, allora ventenne, ultimo punto di riferimento affettivo.  Suo padre, da allora, non si era più curato di lui, anzi, aveva scaricato sulle sue spalle tutte le incombenze della conduzione familiare. Mio padre faceva la spesa, cucinava, lavava i piatti, curava la casa, lavava, stirava, cuciva … In cambio non aveva nemmeno un paio di pantaloni lunghi, ne’ guanti per combattere il freddo dell’inverno e nei piedi doveva calzare  rigidi zoccoli. A undici anni aveva iniziato a lavorare ed era diventato uomo presto. 


Tutto questo però non gli aveva impedito di essere una persona molto sensibile, gentile, amorevole e anche ricca d’ironia e simpatia. Forse erano bastati quegli otto anni con sua madre, una donna che ha sempre ricordato come molto buona, a riempirgli il cuore di umanità e preziosi sentimenti.  Mio nonno non gli aveva neanche comunicato la sua morte. Lo aveva lasciato per giorni sul balcone ad attendere il suo ritorno, finché aveva capito da solo che lei non sarebbe tornata mai più. 


Mia madre, per contro, aveva una famiglia molto unita, che non le aveva mai fatto mancare il calore e l’affetto. Aveva tre sorelle ed io le avevo sempre paragonate alle quattro sorelle March, quelle del romanzo “Piccole donne”. La più vecchia assomigliava a Meg, la saggia, la seconda era un vero e proprio maschiaccio come Jo, la terza era la più vezzosa, tutta pepe e un po’ egoista, proprio come Amy, mentre mia madre corrispondeva alla dolce Beth, che amava la musica ed era dolce con tutti.

Le quattro sorelle con mio nonno

Ebbene, mio padre si era fidanzato proprio con la più bella, la capricciosa “Amy”, ma poi era venuta la guerra ed era dovuto partire per la Libia, dove era rimasto parecchi anni. Amy temeva che potesse non tornare e le spiaceva perdere degli anni ad attendere un fidanzato in costante pericolo di vita, così si era fidanzata con un giovanotto orfano di padre, che era rimasto a casa a vegliare sulla famiglia e che, sicuramente, sarebbe sopravvissuto al conflitto.



La notte precedente al ritorno di mio padre, Amy aveva avuto una premonizione e l’aveva sognato. Ormai però era tardi per tornare indietro. A quel punto era impegnata. Non so come mio padre potesse aver preso la notizia. Probabilmente  l’aveva messa sul ridere, come era sua abitudine. In compenso aveva adocchiato la sorella più giovane e si era poi fidanzato con lei.

 Quando mia zia si era infine sposata, quel burlone di papà non aveva proprio resistito alla tentazione di renderle pan per focaccia e, di nascosto, aveva infilato un enorme pietrone nella sua valigia. Il mio povero zio aveva rimuginato per tutto il viaggio fino a Como sul contenuto di quella valigia che pesava come un macigno, ma non aveva osato lamentarsi con la giovane sposa, finché, alla sua apertura, non aveva trovato il sasso. Entrambi avevano subito individuato l’autore della burla! Mia zia aveva riso fino alle lacrime, ma il marito non aveva gradito affatto lo scherzo e, da allora,  aveva sempre nutrito una certa antipatia per il rivale, non "digerendolo" mai fino in fondo come cognato.


“La bella Amy” è sopravvissuta a tutti. Oggi ha novantasette anni ed è vispa come un uccellino. Ancora ride pensando a quel burlone di mio padre ed ai suoi scherzi ed io, ancora una volta, sono riuscita a scrivere  ispirandomi ai racconti di papà.


Tra pochi giorni saranno otto anni che non c’è più, ma le sue storie, il suo umorismo, la sua saggezza, sopravvivono al tempo e allo spazio . Ciao papà!